Riccardo Tennenini
Sconcertanti similitudini e somiglianze tra la storia travagliata della Repubblica di Weimar con le società di oggi.

Alla caduta del Sacro Romano Impero, i tedeschi si unificarono lungo tutto il XVIII ed il XIX secolo sotto la guida della nobiltà germanica – caratterizzata da un forte carisma e da uno spiccato principium imperii – instaurando un ordine caratterizzato in ogni sua parte da lealtà e buongoverno. La Germania dell’epoca rappresentava veramente il cuore dell’Europa, e nel suo alveo nacquero geni e personalità eminenti di ogni campo, dalla filosofia, alla scienza, sino all’imprenditoria, ma a tale idillio la Prima Guerra Mondiale – orchestrata a tavolino da interessi globali corrotti, invidiosi di tanta grandezza – soggiunse purtroppo a porre drammaticamente fine. Nel corso del conflitto, la Germania conobbe numerose vittorie eroiche, e più volte cercò una tregua pacifica, ma tale prospettiva non avrebbe potuto essere accettata dai finanzieri corrotti che di quello stesso conflitto muovevano i fili, poiché ciò avrebbe senz’altro significato gravi perdite economiche ed una brusca interruzione della propria agenda. A causa di ciò, le modalità con cui la guerra effettivamente ebbe a finire furono cruciali per distruggere la Patria tedesca e preparare il terreno per l’avvento della Repubblica di Weimar; al fallimento dello sforzo bellico del Reich, infatti, seguì il deflagrare dell’azione armata dei militanti spartachisti, i quali – animati da un’ideologia di stampo sovietico – scatenarono violente rivolte che divamparono su tutto il territorio della Nazione.

Cadde l’Impero, la guerra finì, e l’élite globalista si trovò a banchettare sul cadavere della Germania, su cui ci si apprestò a costruire le fondamenta della Repubblica di Weimar. Nell’ambito dell’infausto Trattato di Versailles, il corpo della Patria tedesca fu smembrato dagli avvoltoi demo-liberali che del gabinetto weimariano – riferimento alla città dove il governo del nuovo ordine si era riunito per la prima volta – costituivano il nerbo, senza essere avversati da alcuna autentica opposizione politica. Per quasi un decennio, la politica di Weimar fu dominata in modo schiacciante da istanze marxiste e liberali, dopo che per i 70-80 anni precedenti le medesime, nefaste influenze avevano seminato il caos in tutta la Germania, impedendo al popolo tedesco di sperimentare la vera pace.
In questa “neo-Germania” dilaniata e divisa, i primi anni della Repubblica di Weimar fluirono colmi di tumulti, sofferenze e dolori, scarsità alimentare e povertà endemica. Appare incredibile constatare come – in pochissimo tempo – la Nazione tedesca sia passata dal trovarsi nel novero delle potenze europee più ricche, ad una devastazione tanto tragica. Fra il 1923 ed il 1925, si verificò l’occupazione della Ruhr (Ruhrbesetzung) da parte di Francia e Belgio, volta a riscuotere le riparazioni economiche conseguenti alla Prima Guerra Mondiale: un disastro assoluto. Il governo di Weimar si mostrava del tutto incapace a fronteggiare una situazione di tale emergenza, in un contesto spiccatamente caratterizzato da una vera e propria “anti-cultura”, da una società malata e degenerata in cui tutto era tollerato.

Berlino, in breve tempo, divenne la Sodoma mondiale del sesso. Molte donne e bambine tedesche – per sopravvivere – si diedero alla prostituzione in strada, esibendo sé stesse come merce in vendita al mercato. Nessuna perversione sessuale appariva fuori luogo, ed al centro di tutto emergeva la controversa figura di Magnus Hirschfeld, fondatore del celeberrimo “Istituto di ricerca sessuale” berlinese. Anche in numerose pellicole cinematografiche i riferimenti espliciti abbondavano, ed in un contesto così iper-sessualizzato – inutile dirlo – il business pornografico divenne estremamente in voga, alla moda, e financo redditizio.
Neppure l’arte si salvava, va purtroppo constatato. Sempre più si sperimentarono opere perverse, totalmente distaccate dall’arte tedesca vera e propria, con i suoi magnifici scenari popolari e naturalisti. Il dadaismo ed il cubismo dilagarono, e persino la fotografia di Erwin Blumenfeld cercò di cavalcare l’onda del momento, iniettando temi sovversivi ed anti-tedeschi nei propri lavori.
La mesta vicenda della Repubblica di Weimar non si discosta molto da quanto stiamo vivendo noi oggi. Weimar conobbe il suo baratro quando al crollo del mercato azionario statunitense seguì la Grande Depressione globale, in maniera non dissimile a quanto avvenuto nel 2008. Tanto la Repubblica di Weimar quanto la società italiana si mostrarono egualmente impreparate dinanzi al deflagrare della crisi economica, con il diffondersi di disoccupazione, fame e malattie. Se il collasso monetario di quegli anni lontani è un ricordo drammatico, l’incubo di Weimar appare oggi essere più presente che mai. Tutti i fenomeni che lo caratterizzarono, infatti, sono annoverabili nelle circostanze attuali, figli di problemi forse mai davvero superati, ma semplicemente evolutisi con il tempo.