Edoardo Gagliardi

Oggi non c’è governo al mondo che non si professi a favore della meritocrazia; non c’è partito o movimento politico che nella sua campagna elettorale non parli di meritocrazia. Eppure la meritocrazia è la forma di vita comunitaria meno applicata sulla faccia della terra.
La meritocrazia, per essere filologicamente corretti, è quella forma di società governata dal merito, detto altrimenti nella società meritocratica il potere dovrebbe essere detenuto da coloro che hanno le capacità e il merito per detenerlo. Diciamo dovrebbe perché in realtà non è propriamente così.
La cosa interessante è che la meritocrazia viene creduta essere un risultato della società liberale, in quanto in quelle illiberali la meritocrazia sarebbe impedita dal comportamento dittatoriale del potere. Questa credenza è assolutamente falsa. Si prenda come esempio il nostro paese, l’Italia. Oggi nessuno metterebbe in dubbio il fatto che l’Italia è, pur con le sue imperfezioni, una democrazia liberale, così come lo sono gli altri paesi europei.
Questo significa che l’Italia in quanto democrazia liberale è un paese meritocratico? Niente affatto. L’indice della corruzione percepita calcolato da Transparency International, colloca l’Italia al 53° posto su 1831; un risultato magro per un paese liberale ed europeo.
La corruzione non è semplicemente, ad esempio, l’atto di corrompere un pubblico ufficiale, essa ha anche un risvolto morale che va ad intaccare profondamente la meritocrazia.
Come si diceva prima nel regime meritocratico i migliori sono coloro che per meriti, acquisiti sul campo, verificabili, e per particolari abilità, hanno diritto ad occupare posti chiave nel governo della comunità. La meritocrazia in questo senso sarebbe quindi anche un’aristocrazia degli abili, di quelli capaci.
La realtà però è ben diversa, per capirlo diamo uno sguardo a come si svolgono le elezioni. La scelta dei candidati con cui comporre le liste elettorali dovrebbe essere uno dei primi passi per costruire un governo meritocratico; invece si tratta dell’esatto opposto: le liste elettorali, in modo particolare quelle “bloccate”, sono spesso un covo di cooptati dal vertice del partito tramite un sistema perverso di clientelismi e raccomandazioni. Avviene così che già dal momento in cui gli elettori sono chiamati a scegliere non vi è possibilità di mandare in parlamento o al governo i meritevoli, ma al contrario l’accesso ai luoghi del potere è riservato a dei furfanti.
Ora, come ci si può aspettare che un governo basi la sua ragion d’essere sulla meritocrazia, che faccia scelte meritocratiche, quando chi lo compone non è lì per meriti ma per grazie e favori ricevuti? Si tratta di una speranza vana.
Il problema non acquisterebbe particolare gravità se non fosse che siamo noi tutti a dover mantenere, pagati profumatamente, tutti questi parassiti del sistema democratico-parlamentare. L’elezione in parlamento oggi è la degna ricompensa per carrieristi e nullafacenti di ogni risma che, a dispetto delle gravi crisi economiche che colpiscono i popoli, non rinunciano a un centesimo del loro lauto stipendio.
È chiaro ed evidente che un sistema del genere non può che mandare i rovina l’intera comunità e prima i popoli prendono coscienza di questo e meglio sarà per tutti.
La comunità, che in tedesco è chiamata volk (o folk nell’accezione italiana), deve dotarsi di un sistema che sappia fare delle meritocrazia la fonte della propria prosperità. Alla meritocrazia il volk deve la capacità di garantire a tutte le persone una vita dignitosa.
Per fare ciò la prima cosa da comprendere è che chi ha accesso al potere per meriti non potrà utilizzare quel potere per ambizioni personali, come oggi è la normalità; al contrario il merito sarà calcolato in base a ciò che un individuo sa fare e può dare alla comunità.
Tanto più la comunità può trarre beneficio dall’agire dell’individuo, tanto più egli sarà ricompensato per l’opera che presta.
La meritocrazia sarà completamente basata sul volk, sulla comunità e per la comunità, senza distinzioni di classe: le posizioni di comando e di responsabilità non devono essere appannaggio di coloro che hanno i mezzi economici o una certa discendenza sociale; al contrario il merito e la capacità dimostrata dovranno guidare nella scelta dei migliori.
Vogliamo dire basta al familismo, alle decisioni basate sul clan, un modo di fare assolutamente paramafioso che ha contribuito a distruggere il nostro paese.
Vi è inoltre la necessità di ridare onore e gloria a tutti quei mestieri e a quelle professioni di cui la comunità ha bisogno: per noi vale molto di più un abile agricoltore che lavora la terra con passione che un politicante raccomandato senza arte né parte.
Nella comunità, nel volk, quello che conta è l’appartenenza di sangue, di suolo e di tradizione. Questo è quello che fa appartenere un individuo alla comunità, non l’essere figlio di, parente di, amante di. Per troppo tempo siamo stati abituati a vedere comportamenti degenerati e moralmente riprovevoli: quante volte una persona di valore è stata scartata a favore di un raccomandato? Troppe volte e lo ribadiamo: la forza di un paese si vede anche da come sceglie le persone da collocare nei posti di responsabilità e comando. Quando si vuole capire perché un paese versa in determinate condizioni, basta dare uno sguardo al grado di meritocrazia che vige al suo interno. Si fanno delle scoperte molto interessanti.
Qualcuno potrebbe dire che questi sono discorsi intrisi di idealismo, oppure che è un’utopia immaginare uno società completamente meritocratica. Noi rispondiamo: la casa si costruisce dalle fondamenta; cominciamo a lavorare per costruire un edificio solido. Magari qualche mattone verrà collocato in maniera errata, ma non pregiudicherà la stabilità della costruzione. Oggi invece tutto l’edificio è costruito su fondamenta d’argilla e quando anche si trova una parte di esso funzionante, perde di valore perché inserito in una costruzione sempre in procinto di crollare e dominata dall’instabilità.
Il merito non è teoria, ma pratica, applicazione quotidiana delle proprie capacità.
La democrazia parlamentare non ha fatto che gonfiare a dismisura un atteggiamento che pure esisteva nelle società monarchico-aristocratiche. Tuttavia con delle differenze sostanziali. Mentre la monarchia era un sistema relativamente chiuso e ristretto – gli aristocratici erano una piccolissima porzione della società – la democrazia parlamentale è un colosso tentacolare in cui a più livelli si creano sacche di potere in cui si infiltrano i parassiti del clientelismo più perverso.
Mentre la monarchia era ancora basata su legami di sangue, quindi che non aveva un legame di sangue non poteva accedere a determinate posizioni di potere, con la democrazia parlamentare (o se si vuole lo Stato borghese) il legame di sangue reale cade e si instaura il legame familistico e di clan, che può avere una natura mafioso-criminale oppure politico-economica.
Nello Stato borghese l’accesso al potere viene garantito attraverso una serie di comportamenti che possono prevedere lo scambio in denaro, in favori politici, sessuali ed altri. In questo modo lo Stato liberale, nella sua forma democratico-parlamentare, subisce una decadenza evidente. Da un lato permette l’ascesa di una specifica classe parassitaria (persone che vivono esclusivamente di rendite politiche e affini), dall’altro rende i cittadini della comunità sempre più distanti dal governo e, soprattutto, sempre più poveri.
Purtroppo a questa degenerazione sembra non esserci antidoto: neanche il cristianesimo è riuscito ad impedire che il parassitismo politico potesse diventare la normalità. In molti casi la Chiesa stessa è diventata parte integrante della decadenza antimeritocratica del sistema in quanto funziona allo stesso modo, con gli stessi meccanismi e le stesse logiche.
Ma allora come si può porre fine a tutto questo?
L’unica via sarebbe quella di riflettere sui seguenti punti:
- Comprendere che la democrazia parlamentare e lo Stato borghese sono il veicolo principale per la riproduzione di una società assolutamente antimeritocratica. In queste forme di controllo della società gli individui sono dominati da una classe pseudopolitica che perpetua il proprio potere attraverso la costruzione di un sistema ramificato e tentacolare in cui un numero sostanzioso di persone vive e vegeta come un parassita attaccato ad un corpo sofferente.
- Comprendere che le posizioni di potere e responsabilità devono essere assegnate per contribuire al benessere della comunità e, se quel benessere non viene raggiunto, si deve procedere alla sostituzione immediata di chi occupa la posizione di potere e responsabilità, a qualunque livello. In altre parole, si fa politica per la comunità e non per sé stessi.
- Il merito consiste nella capacità di dare un contributo alla comunità, di essere indispensabili nel proprio campo del sapere. La scelta dei meritevoli sarà quindi basata solo sulla capacità e le abilità degli individui, implementando severe punizioni per chi utilizza il proprio o altrui potere per alimentare il parassitismo ad ogni livello.
- L’educazione ha un ruolo fondamentale nella costruzione della società meritocratica, per questo motivo andrebbe rivisto non soltanto il sistema educativo in senso stretto (scuola e università), ma anche i mezzi di comunicazione che, a tutti i livelli, oggi educano le nuove generazioni (e instupidiscono le vecchie) alle furberie e al malaffare, costruendo una figura di essere umano che può trovare fortuna solo in un sistema parassitico come quello spiegato sopra.
- Non vi può essere società e comunità nuova se non si gettano le basi per la costruzione di uomini e donne nuove; educare l’individuo ad una moralità del volk (della comunità) è uno degli obiettivi principali dell’azione politica di una forza che vuole cambiare davvero il mondo.
In questo articolo abbiamo analizzato uno dei problemi fondamentali di tutte le società umane, la mancanza di meritocrazia che provoca come conseguenza il proliferare del parassitismo politico. Ovviamente questa degenerazione parte dalla politica ma contraddistingue tanti ambienti della società: il mondo dell’educazione, dei mass media, dell’economia. Non tutti i paesi sono colpiti allo stesso modo dal parassitismo degenere, ciò dipende anche dalla specifica storia e costruzione bio-antropologica di un popolo. Il nostro paese non ha di che gioire, visto che è uno dei peggiori e dei più degenerati.
La speranza tuttavia è l’ultima a morire e per questo bisogna credere che anche nella peggiore delle condizioni ci può essere un seme per rilanciare un nuovo progetto di società.
1 https://www.transparency.org/en/cpi/2019/results/ita (consultato il 27/05/2020).