LA PERENNE ATTUALITÀ DELLA GABBIA D’ACCIAIO DI MAX WEBER

Riccardo Tennenini

Il pensiero del grande sociologo tedesco Max Weber esercita ancora oggi un’influenza profonda sulla comprensione della società contemporanea. Egli nel suo vasto panorama letterario si occupò di molte questioni importanti come: la società moderna, l’economia capitalista e la religione, in particolare quella protestante. Ma è di particolare interesse per noi il processo di “razionalizzazione”. Che possiamo considerarlo come quel processo di secolarizzazione che portò le società occidentali moderne ad abbandonare spiegazioni mistico-religiose e metafisiche per approcciarsi ad altre di carattere meramente tecnico e scientifico. Questo processo lo definì come disincanto del mondo (Entzauberung der Welt).

«La crescente intellettualizzazione e razionalizzazione non significa dunque una crescente conoscenza generale delle condizioni di vita alle quali si sottostà. Essa significa qualcosa di diverso: la coscienza o la fede che, se soltanto si volesse, si potrebbe in ogni momento venirne a conoscenza, cioè che non sono in gioco, in linea di principio, delle forze misteriose e imprevedibili, ma che si può invece – in linea di principio – dominare tutte le cose mediante un calcolo razionale. Ma ciò significa il disincantamento del mondo. Non occorre più ricorrere a mezzi magici per dominare gli spiriti o per ingraziarseli, come fa il selvaggio per il quale esistono potenze del genere. A ciò sopperiscono i mezzi tecnici e il calcolo razionale. Soprattutto questo è il significato dell’intellettualizzazione in quanto tale.»  (Max Weber, Wissenschaft als Beruf).

Questo disincantamento porta il mondo ha perdere tutta la sua magia e mistero per diventare nient’altro che un gigantesco bestand-oggetto tra le mani del soggetto-uomo. Il disincanto è, come abbiamo detto, tutt’uno con la “razionalizzazione”. Dietro questo intricato progetto della ragione, Weber ci costruisce una delle metafore più importanti non solo del suo pensiero ma dell’intera sociologia. Questa metafora è la cosiddetta “gabbia d’acciaio”, riferita alle coercizioni provenienti da due aspetti della società moderna ovvero l’economia capitalistica e la burocrazia, le quali, insieme con il settore pubblico, ci obbligano in maniera coercitiva ad osservare regole, norme e convenzioni che rendono la società come ad esempio la nostra sempre più “repressiva” nel tempo rispetto a quelle pre-moderne che ancora vivevano l’incanto del mondo. 

La modernità tanto amata e abbracciata da tutti ha finito per intrappolarci all’interno di una “gabbia d’acciaio” come animali dello zoo ammaestrati. La “razionalizzazione” dell’organizzazione delle società occidentali impone l’efficienza selettiva, la produttività tecnica e la riduzione scientifica dei margini di errore. Diventando così il marchio distintivo del processo storico che investe e modifica gli ordinamenti sociali, espungendo i fenomeni irrazionali. 

Weber afferma: “Invece del vecchio coordinatore che è mosso da simpatia, favore, grazia e gratitudine, la cultura moderna ha bisogno per mantenere le sue sovrastrutture, del sostegno dell’emotivamente distaccato e rigoroso esperto professionale. L’aspetto negativo della “razionalizzazione” è proprio la spersonalizzazione degli individui per le esigenze della società”.

La metafora della gabbia d’acciaio oggi è quanto meno attuale per spiegare la situazione italiana tra l’organizzazione iper-burocratica dello Stato e razionalizzazione di ogni singolo cittadino attraverso numerosi dispositivi tecnici. Sono certo che depressione e sintomi maniacali saranno le caratteristiche che idealmente rappresenteranno la nostra epoca, in cui siamo attanagliati nelle maglie dure del “mito del progresso” e della tecnica che attentano quotidianamente alle nostre identità individuali e collettive. 

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